Vi vogliamo così

Chi lo avrebbe mai detto?

Chi lo avrebbe mai detto? Che i playout siano un rischio concreto della Pro Patria degli ultimi anni era cosa nota ai più. Rischi del mestiere, oseremmo dire, visto il budget limitato e il ricorso massivo agli under. Quello che nessuno si aspettava è il fatto che a 10 giornate dalla fine del campionato i tigrotti sono praticamente impossibilitati a raggiungere la salvezza diretta e addirittura potrebbero non centrare i playout.

La parabola discendente

Davvero una sorpresa negativa così inaspettata che ancora sembra poco concreta, poco reale, vista la dimensione della debacle biancoblu. D’altra parte, la parabola discendente della Pro Patria è iniziata tempo fa, ossia da quando persi i senatori che da sempre erano il valore aggiunto della squadra, non sono arrivati rimpiazzi di pari valore. Si pensi a Santana, a Colombo, a Le Noci, a Fietta, che hanno appeso le scarpe al chiodo. Oppure, alle partenze di Ndreka, Castelli, Stanzani, Saporetti, Bertoni, ma anche alla mancata fioritura di talenti negli ultimi periodi. Pierozzi, Caprile, Gatti, Latte Lath, sono stati valori importanti la cui perdita non ha portato a sostituti degni del valore perso. A questi, va aggiunta la perdita di un certo Lombardoni, eclissatosi dopo i molti infortuni.

Dai Vip ai flop

Lo scorso anno si tentò di portare a Busto un presunto Vip con l’ingaggio di un certo Marano che a Renate aveva fatto faville. Il risultato fu da dimenticare. Quest’anno si è ritentato con i vari Terrani, Palazzi, Alcibiade e colpevolmente tardi con Beretta, senza ottenere quella solida base di qualità ad esempio offerta da Fietta centrale di difesa nelle prima partite dello scorso torneo. Sui nuovi arrivati a Gennaio, la situazione non è migliorata. Vero che Rocco ha portato tre rigori con grande mestiere, ma è ancora da compilare la casella goal all’attivo e tiri in porta che al momento sono prossimi allo zero.

Colombo, una scommessa persa

Si è scommesso anche sull’allenatore, la riconferma di Colombo dopo il pessimo campionato scorso è parsa una scelta più economica che giustificata dalla performance e la sua conferma dopo un girone di andata pessimo non ha fatto altro che certificare il dubbio. Il risultato? La Pro Patria con il tesseramento di un mister dotato di patentino metterà a libro paga il quinto allenatore: Colombo, Sala, Le Noci , Fietta e il nuovo. Davvero tanti, anzi troppi, per una squadra delle dimensioni tigrotte. Spesso, meglio la qualità della quantità.

Ripetuta non juvant

Palazzi e Toci rischiano la seconda retrocessione consecutiva una riflessione che meritava di essere fatta in sede di campagna acquisti estiva. Uno non segna e l’altro non aiuta nelle geometrie di gioco, così la squadra soffre terribilmente quando deve costruire il gioco. I numeri lo dimostrano con un attacco che è il penultimo del girone, solo il Renate ha fatto peggio. Qualche giovane, come Mallamo, segna il passo, altri come Terrani lasciano esterefatti per un rendimento lontano anni luce dalle aspettative. La somma fa il totale , ma qui il totale non fa la somma.

La rosa con pochi petali e tante spine

Finiti i tempi del “sono tutti titolari”, la rosa della Pro Patria mostra e dimostra una preoccupante povertà della panchina. I cambi procurano un mare di guai, a testimonianza che chi entra è spesso peggio di chi esce e, anche qui i numeri parlano chiaro: 15 punti persi nel secondo tempo, dopo essere stati in vantaggio ( Giana, Novara, AlbinoLeffe e Lecco). Considerando anche i punti persi quando in vantaggio nell’arco dei 90 minuti il conto fa 19 punti persi. Fragilità psicologica, scarsa tenuta atletica, cambi non all’altezza, sommano una perdita di punti pari, o quasi a quelli fatti. Una realtà figlia di molti errori che non può perdurare se si sogna la salvezza.

E mo che famo?

La Pro Patria deve decidere cosa fare, evitando di perdere la rotta anche se il mare è in tempesta. Credere di poter inseguire il miracolo di una salvezza diretta, ben sapendo che potrebbe essere una corsa togli fiato senza arrivare all’obiettivo, oppure rassegnarsi ai playout facendo la corsa sulla Pro Vercelli, sperando poi di vincere la lotteria finale? Ovviamente, preoccupandosi di non finire ultima per una retrocessione immediata. A occhio, ci viene da dire che sommando il pur ottimo lavoro di Mister Sala con gli arrivi di Gennaio la spesa non vale l’impresa. Davvero non si capisce come possa la Pro Patria inanellare una serie di risultati che la portino intorno ai 44 -45 punti per ottenere la salvezza immediata. Dopo averne realizzati 21 in 28 partite, ossia media di 0,75 punti a partita, dovrebbe farne 23 in 10 partite, ossia 2,3 a partita. Insomma, il 206% in più! Con tutto l’ottimismo di questa terra, crediamo davvero che il sogno debba rimanere tale e ci stupiamo di come qualcuno predichi pazienza e calma contando sulle partite rimanenti. Troppo poche in tutti i sensi. Meglio quindi iniziare un percorso finalizzato ad arrivare ai playout nella migliore posizione, nella miglior condizione psicologica e fisica e soprattutto con certezze tattiche e formazione base ben chiara.

Undici titolari e non sedici!

Una formazione che dovrà prevedere un “undici titolare” e non un “sedici” che questa Pro Patria non ha dimostrato di avere. Se di lavoro fai il calciatore ti viene chiesto di correre per 90 minuti, non per 60 e se di lavoro fa il preparatore atletico devi preoccuparti di far correre gli atleti per 90 minuti, anzi, facciamo per 95 minuti, vista l’esperienza di Lecco. Se questo non avviene, se perdi quasi sempre nei secondi tempi, chi non regge o chi non prepara devono farsi un esame di coscienza e farsi da parte. Gli altri undici devono garantire una partita intera e non mezza.

Tutti utili, nessuno indispensabile, ma l’atteggiamento farà la differenza

Ieri si e festeggiato il compleanno di Carmelo Dato che è stato sommerso di auguri da parte dei tifosi. Succede anche per Vittorio Pocorobba e per tanti altri giocatori non certamente ricordati per la loro qualità tecnica. Sono entrati nel cuore dei tigrotti per la grinta, l’ardore, la passione  e il sacrificio dimostrati durante le partite. Anche un certo Tramezzani fa parte dell’elenco, anche se lui era un concentrato di tecnica e grinta. Quello che farà la differenza da qui al playout sarà la voglia, il sudore della maglia, la determinazione di crederci fino in fondo. Gli alibi stanno a zero, dopo il cambio dell’allenatore e tutti sono chiamati ad essere i “Dato” della situazione. Questa sarà la strada da percorrere. Atteggiamento che ci aspettiamo per primo dai vari Terrani, Palazzi, Curatolo, Cavalli, ossia giocatori certamente dotati di quel che serve per vincere un playout, ma che ancora non hanno mostrato quella voglia di vincere a tutti i costi, quella grinta differenziante. Ovviamente, come sempre, chi per qualsiasi motivo non se la dovesse sentire, potrà farsi da parte. La tribuna è sempre così vuota che un posto lo si trova per tutti. Il discorso vale per tutti, quelli citati sono i casi dai quali ci si aspetta di più, ma nessuno si senta esente dalla richiesta quanto mai urgente.

Flavio Vergani

 

 

 

 

 

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