Abbiamo chiesto ai giornalisti che seguono la Pro Patria di scegliere un’emozione forte tra quelle vissute nella loro carriera. Il primo che ha raccolto l’invito è stato Francesco Inguscio, firma de “La Prealpina”, che ci fa rivivere un match indimenticabile. Grazie Francesco!
Ci sono partite che dicono tanto, se non tutto, dell’essenza di una squadra. E se c’è una gara in cui è racchiuso tutto intero lo spirito della Pro Patria, la volontà e la forza di crederci sempre, di non arrendersi neanche quando la speranza fa a pugni con la logica, quella gara è Pro Patria-Pisa, trentaduesima giornata del campionato di C1 girone A, stagione 2006-2007. Le due squadre si presentano all’appuntamento con stati d’animo e situazioni di classifica contrapposte. Il Pisa di Piero Braglia (squalificato nella trasferta di Busto) comincia ad annusare il buon profumo di
promozione in Serie B. I toscani si presentano allo “Speroni” da primi in classifica, in coabitazione con Grosseto e Sassuolo, quando alla fine della regular season mancano solo tre giornate. È il momento decisivo: il popolo pisano lo sa, e invade Busto con un esercito di mille supporters, con le loro bandiere nerazzurre e quelle rossocrociate della Repubblica marinara di Pisa.
Se nella tifoseria toscana la voglia matta di salire di categoria si taglia a fette, in casa Pro Patria la paura di sprofondare in C2 è concreta. I tigrotti sono quartultimi, e per provare a evitare un’amarissima retrocessione la società ha richiamato in panchina Marco Rossi al posto dell’esonerato Loris Dominissini. I pronostici sono tutti a favore dei nerazzurri, scesi allo “Speroni” in completo giallo. E il copione sembra rispettato: dopo appena 10 minuti il Pisa è già avanti grazie a un rigore trasformato da Biancone. Poco prima della mezz’ora, lo stesso Biancone capitalizza uno svarione difensivo biancoblù siglando il 2-0. La curva pisana è in delirio, il tifo bustocco raggelato e perfino irriso dal “Tutti a casa alè” intonato dal pubblico ospite. Non è una partita, è un incubo: Ciotola, tutto solo davanti ad Arcari, si divora un 3-0 praticamente già fatto. Non c’è storia. O forse sì. Al 38’i tigrotti danno i primi segni di vita: Temelin di testa sfrutta il cross di Candrina e sigla l’1- 2. Passano tre minuti e ancora Temelin, lanciato da Ambrosetti, infila l’incerto Indiveri pareggiando i conti: 2-2. È cambiato il vento? No, manco a dirlo, perché la ripresa si apre con due espulsioni in tre minuti nelle file della Pro Patria: cartellino rosso per Ambrosetti al 50’ e Bruni al 53’. In nove contro undici, al cospetto di una corazzata, il destino dei tigrotti sembra nuovamente segnato. Ma è qui che accade l’impensabile, quella folle imprevedibilità che tanto ci fa amare il calcio. Gianluca Temelin da Pescara – sì, ancora lui – ruba palla a Zattarin, entra in area, si accentra e fulmina Indiveri per la terza volta. Lo “Speroni” esplode, i tifosi biancoblù non credono ai loro occhi. La torcida pisana è ammutolita. I cori spavaldi del primo tempo lasciano il posto al silenzio e al terrore di perdere una partita già vinta. Paura che aumenta quando il Pisa resta in 10 per l’espulsione di Zattarin. Ora la Pro Patria ha “solo” un uomo in meno. E a sei minuti dal 90’, ecco l’apoteosi biancoblù: è Paolo Tramezzani, il capitano, a trafiggere Indiveri con una bomba su punizione dal limite, portando la Pro sul 4-2. Game, set, match. Una partita pazzesca, folle, indimenticabile. Per la Pro è l’inizio di un mini-filotto di 3 vittorie che porterà alla salvezza. I tifosi pisani escono dallo “Speroni” in lacrime, convinti di aver visto sfumare – nel modo più atroce e
inimmaginabile – la Serie B (ma ci sarà un lieto fine anche per loro: conquisteranno la promozione battendo il Monza in finale playoff). Chi dava per spacciata la Pro Patria, si è dovuto ricredere. Contro ogni logica, contro un destino che sembrava segnato. Accadrà ancora molte volte nella storia di questa squadra così speciale e affascinante.
Francesco Inguscio