Se c’erano due modi perfetti per ricordare Nando Pellegatta, nostro socio storico e noto tifoso della Pro Patria, il club li ha trovati tutti e due.
Nando era un grandissimo collezionista di quadri di valore, oltre che un grande lettore di libri, scrittori importanti, tra i quali Castellaneta. Per cui, i premi messi in palio richiamanti l’arte, che tanto Nando amava, è stato il modo perfetto per farlo sorridere da lassù.
Il secondo è stato organizzare un torneo di carte. gioco che Nando amava molto, per cui, ieri sera, durante le fasi finale, a tutti è sembrato di vederlo lì, seduto da parte, pronto a gioire o a prendersela per qualche scelta che non condivideva.
Numerosa la partecipazione a dimostrazione dell’intenzione diffusa di regalare un pensiero a Nando a testimonianza di quanto affetto c’era, c’e e sempre ci sarà per questo uomo vero dal carattere forte, ma con un cuore dolce che sapeva regalare carezze e crudezze in ugual misura. La qualità degli uomini veri, così lontano dai “lecchè” che popolano questo mondo, nel quale molti, troppi, risolvono le loro debolezze vendendo anima e corpo al potente di turno per trovare un senso a quello che un senso non ce l’ha e risolvere le proprie debolezze con l’adorazione di chi li fa sentire importanti. Ecco, Nando era il contrario di tutto questo, un tifoso d’acciaio inox, con un pensiero trasparente e mai accondiscendente, mai servo di nessuno, mai disponibile a barattare la sua dignità pur di avere quello che non ci si poteva permettere, o inchinarsi a chi la Pro Patria la usava e non l’amava. Questo basta per ricordarlo forte, nella speranza che abbia lasciato un po’ di com’era in chi è rimasto in modo che possa da lui imparare ad essere più uomini e meno caporali.
Per la cronaca, ha vinto la coppia De Grandis-Cazzani che ha prevalso su Clerici- De Bernardi.
Insomma, vittoria del board del club che piazza il vice presidente e il segretario sul podio, ma gli “opponent” sono stati comunque bravi, ma, come si sa, Scala 40 richiede bravura, strategia, ma anche tanto fattore C, così caro ad Arrigo Sacchi.
Flavio Vergani