È sempre difficile tradurre in parole la sequenza di sentimenti che possono transitare o dimorare nell’animo umano e forse solo i poeti riescono ad avere la capacità di una sintesi che oggi non riesco ad esprimere.
Molti pensieri affollano la mia mente e quindi ora devo mettere tutto in ordine per evitare un conflitto mentale che porterebbe solo a conclusioni in stile confusione.
La cruda analisi del momento ha come madre la sequenza ormai quasi storica degli episodi negativi che hanno caratterizzato i nostri ultimi risultati e la mancanza della tanto auspicata inversione di tendenza.
Come sempre sarebbe quindi interessante riuscire a trovare la genesi delle cause che hanno prodotto un risultato e non soffermare la nostra attenzione sugli effetti che sono stati prodotti sul campo.
È evidente che voglio puntualizzare in partenza alcuni aspetti sia psicologici sia concettuali del nostro responsabile tecnico che ancora, a mio avviso, non si é calato nei panni, talvolta scomodi, di colui che deve decidere una linea di condotta tecnica compatibile con le risorse a disposizione.
Quando si vuole trovare il positivo mentre tale prerogativa non é riscontrabile, pur impegnando la fantasia con acrobazie cerebrali, questo, a mio avviso, risulta essere un segno di miopia e certificazione di un rifiuto della realtà di fronte ad una evidenza che richiederebbe invece una revisione di quanto proposto fino ad oggi con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Sembra evidenziarsi una distonia tra i buoni propositi espressi in sede di conferenza stampa e l’effettiva resa dei protagonisti in campo, quasi simbolo di un corto circuito di comunicazione e difficoltà di uniformare la prestazione ad un livello ottimale per oggettive difficoltà di interpretazione sul piano tecnico ed anche atletico.
In sede operativa il risultato si traduce nella impossibilità di trovare applicazioni ad una progettualità nata nella stanza dei buoni propositi ma che regolarmente si dissolve al contatto col tappeto verde, lasciando al contrario una coltre di nebbia nella gestione delle soluzioni che dovrebbero risolvere i problemi.
Se questa é la strada tracciata dal nostro allenatore con soddisfazione dialettica e con obiettivi prossimi ad essere raggiunti non vedo orizzonti rassicuranti in termini di certezze nel domani ma solamente una interpretazione personale del presente che forse a livello mentale ed organizzativo richiede una revisione programmatica e risolutiva.
Sembra in conclusione che solo a seguito di un algoritmo economico-sentimentale il nostro responsabile tecnico non sia in discussione, con godimento di una fiducia illimitata da parte della dirigenza e di conseguenza i mancati risultati siano ascrivibili ad altre cause non connesse alla guida in panchina.
Certamente, a parziale difesa dell’operato di Colombo, la realtà rivela che anche il rendimento di alcuni attori, certificate sicurezze nel corso degli anni passati, si sta rivelando al di sotto degli standard prestazionali forniti in precedenza e quindi con carenze determinanti ai fini dell’apporto costruttivo destinato all’equilibrio tattico dello schieramento.
Il messaggio che la squadra ci trasmette in questo momento é quello di una fragilità mentale derivata da una tiepida concentrazione sull’evento, specialmente verificatasi nelle fasi iniziali, che ha comportato mancate e fatali attenzioni e che hanno portato a subire reti al passivo all’alba degli incontri, condizionando in modo determinante gli sviluppi successivi, vissuti sempre in fase di recupero di un risultato e quindi con tutte le sfumature negative che sono sempre correlate ad una rincorsa dove il cronometro gioca di conseguenza a favore degli avversari.
Verificato che il tema svolto finora non ha portato risultati apprezzabili perché non provare ad utilizzare il materiale umano a disposizione modificandone il ruolo, valorizzando le qualità già a suo tempo evidenziate di alcuni elementi ed, anche se più difficile per caratteristiche dichiarate, non fossilizzando le idee tattiche senza un tentativo di flessibilità di interpretazione.
Il buio non é solamente dietro la siepe ma in assenza di correttivi nei prossimi impegni potrebbe condizionare, anche se inconsciamente, i nostri ragazzi vanificando i tentativi di riprendere un discorso che per ora é temporaneamente interrotto ma che potrebbe essere ripreso, ma ormai senza pause od indugi, a dispetto del riconoscere quasi sempre il valore superiore di chi andiamo ad affrontare che non rappresenta certamente il simbolo di desiderio di combattere secondo lo storico nostro credo.
Nello specifico ritengo l’organico a disposizione oggi, pur potendo essere migliorato con qualche iniezione in certi ruoli, con qualità sufficiente per ambire a posizioni di classifica tali da garantire un campionato di assoluta sicurezza indirizzata come sempre ad assicurare il mantenimento della categoria senza ansie e navigando a distanza dalla temuta zona rossa che in questo momento stiamo occupando.
Quindi il nuovo diktat deve essere quello di abolire qualunque sudditanza psicologica nei confronti di qualunque avversario, conservando ovviamente il dovuto rispetto ed il riconoscimento delle qualità fino ad oggi dimostrate.
E dopo quanto espresso, che sicuramente non dipinge un panorama con sicure prospettive senza ombre desidero comunque attingere alla icona della speranza come gestione del futuro nell’ottica di demolire le paure e le incertezze con una formula di training autogeno che possa fare apparire un logico “quasi impossibile” trasformandolo in “superabile” e nelle corde delle capacità dei protagonisti.
La psiche umana, se utilizzata in modo globale, riserva sorprese talvolta non prevedibili ma in ogni caso sempre derivate dalle componenti assolutamente riconosciute quali forza di volontà, concentrazione ed attenzione ai particolari che trasformano la normalità in eventi straordinari da incorniciare e rubricare nella scheda consuntiva che ci deve portare i punti in classifica per raggiungere il famoso obiettivo dichiarato con congruo anticipo, garantendo alla squadra la serenità mentale che potrebbe anche essere l’anticamera di risultati oggi solo oggetto di desideri da concretizzare.
Sandro Lupidi
PS. L’incontro in tribuna con il “nostro” Ramella é stato un momento molto gradito e personalmente emozionante con una persona che ha lasciato nella storia della Società una impronta importante con idee innovative e rapporti umani di spessore.
Posso quindi solo dire: “Grazie di tutto, Nicolò!”.