La Pro Patria perde per uno a zero col Renate dopo una partita che definire tale diventa un eufemismo. La solita tiritera di Mister Colombo del prepartita sta diventando stucchevole, noiosa, inutile. I concetti sono didattici e parlano di una realtà che non esiste, mai è esistita e mai esisterà. Diciotto punti in venti partite in questo girone di andata. ossia uno in meno di quelli raccolti nello scorso girone di andata. Due sole vittorie in caa da febbraio ad oggi, partite deludenti frequenti giustificate da una serie di motivazioni davvero discutibili. Un continuo ritornello che parla di miglioramento atteso, sperato, persino invocato, senza trovare mai il bandolo della matassa. Il nostro amico Massimo da Arezzo commentava il nostro articolo relativo a quel centimetro che, secondo mister Colombo mancherebbe alla Pro Patria per fare il salto di qualità, dicendoci che non manca la lunghezza, ma l’altezza del suo allenatore. Ora, abbiamo sempre sostenuto le tesi pro Colombo e contro Colombo con assoluta onestà intellettuale e ancora pensiamo che se i giocatori sbagliano i rigori o i goal sulla linea di porta, non è certamente sua responsabilità. Però, Colombo è stato un calciatore e conosce le regole del gioco, sa avvertire l’aria che tira e si sarà reso conto che la squadra vista oggi è molle, senza stimoli, in balia di sè stessa, quasi aspettasse un’ onda forte, un colpo di vento improvviso, un lampo che possa ridare forza ad un gruppo sfiduciato che probabilmente non parla lo stesso linguaggio dell’allenatore. Non è possibile che non si notino mai miglioramenti, mai una parvenza di squadra, di gioco, di unità. Chi oggi ha vinto con la Pro Patria ha segnato gli stessi goal dei tigrotti e ne ha subiti lo stesso numero, ma ha quasi il doppio dei punti e questa differenza da qualche parte dovrà pur nascere. Il calcio ha le sue regole. In campo servono giocatori di qualità, pensare di avere allenatori esordienti, giocatori under sempre e comunque per limitare il budget ha un suo senso, ma fino a un certo punto. Negli anni scorsi la strategia ha funzionato, quando non funziona occorre agire. Ora, se l’immobilismo deriva dalla possibilità che siano i nuovi soci ad investire a Gennaio per rinforzare la squadra, è giunto il momento di farlo, se invece questo immobilismo fosse frutto di altre decisioni allora si chiarisca quale è l’obiettivo della società e perchè ancora non si siano prese decisioni che il calcio consiglia da sempre per cercare di strambare da un situazione davvero negativa. Si è confermato l’allenatore dopo una campionato ( lo scorso)da dimenticare, si sono confermati giocatori che presumibilmente si sarebbero infortunati e così è stato, si sono acquistati giocatori con noti problemi fisici e si sono incassati i soldi di Castelli e Ndrecka senza garantire sostituti di valore. Il risultato è evidente, si è rischiato e questa volta la ruota della roulette si è fermata sul rosso. Continuare a sperare che cambi colore senza nuove fiches è esercizio che esce dall’area dell’ottimismo, entrando in quella della scommessa. In altri tempi le giustificazioni starebbero a zero e tremerebbe la ramata dello Speroni, oggi i tempi sono cambiati e la giusta riconoscenza per quello che è stato fatto sembra assolvere sempre i comunuque i soliti e le solite, ma mai la parte più debole della catena, ossia quell’allenatore che, avrà anche le sue colpe, ma non merita di diventare il colombo sacrificale a protezione di chi, pur non sedendo in panchina, ha fatto errori che hanno portato a questa situazione. Sarebbe il caso che ognuno si prendesse la proprie responsabilità, evitando di utilizzare l’allenatore come facile parafulmine. Criticare l’allenatore è l’esercizio più facile, scontato e nemmeno coraggioso. C’ è un momento nella vita nel quale serve deporre l’urna dell’incenso per il bene delle propria fede, evitando di intestardirsi su dogmi e idolatrie che sembrano aver rapito l’oggettività di qualche tifoso talebano.
Flavio Vergani