Prosegue la atavica difficoltà a produrre conclusioni pericolose verso la porta avversaria con conseguente logica assenza di realizzazioni ed al contrario fragilità, anche se talvolta episodiche, della nostra linea difensiva alla quale non viene perdonata alcuna incertezza o distrazione e che si traduce in reti incassate senza possibilità di recupero del risultato.
Il problema, già evidenziatosi nei precedenti confronti, ha assunto dimensioni più importanti affrontando una squadra evidentemente più strutturata come il Vicenza che, a mio avviso, ha solamente sfruttato le nostre amnesie difensive derivate, anche in occasioni delle reti subite, da errori banali nei disimpegni e gli scambi della sfera in uscita dalla nostra area ed al contrario non ha subito danni sostanziali in occasione dei nostri sterili tentativi di offesa in quanto attuati senza una parvenza di cattiveria agonistica e desiderio di voler occupare tutte le zone di campo per non permettere, come invece avvenuto, agli avversari di poter impostare l’azione senza un minimo di pressione con tentativi attuati in modo isolato o portati talvolta con qualche elemento aggiuntivo ma senza una linea logica e ordinata.
A tutto questo occorre aggiungere anche l’impiego di qualche elemento non adatto al ruolo assegnato e che quindi non ha potuto fornire, come già accaduto nei precedenti confronti, l’apporto concreto alla manovra sia di attacco sia di contenimento, trovandosi spesso nella terra di nessuno, ed al contrario ha contribuito spesso a creare disordine organizzativo con conseguente incremento degli errori tecnici ed evidente disagio nella coordinazione tra reparti.
Quando occorre affrontare compagini con una migliore e più consistente caratura tecnica reale o presunta occorre sopperire a questa differenza aumentando la mobilità in campo e muovendo le linee in modo compatto, riducendo gli spazi, creando superiorità numerica nella zone di terreno dove si svolge il tentativo di costruzione degli avversari, valutando sicuramente che questo atteggiamento richiede un dispendio di energie mentali e nervose importanti e deve essere supportato da una preparazione atletica adeguata.
In sintesi si richiede una maggiore intensità nell’occupare gli spazi a disposizione che, se supportata anche da una velocità di base in relazione a triangolazioni e cambi di gioco, porterebbe certamente a conseguire i risultati che fino ad oggi sono mancati.
Ora anche le assenze prolungate in alcuni settori derivate da infortuni che spesso hanno tempi di decorso molto dilatati sono penalizzanti e, riducendo drasticamente le possibilità di scelta negli uomini da schierare, impongono la necessità di proporre in alcuni ruoli lo stesso componente per assenza di sostituti gravando anche se in parte sul rendimento della squadra impegnata anche dal calendario compresso con gli impegni ravvicinati e quindi con possibilità di recupero più complesse.
Occorre tuttavia muovere immediatamente la classifica per non fare dilatare troppo le differenze di punti per ora dalla zona di sicurezza pena situazioni psicologiche negative già affrontate in passato con incremento di nervosismi e stati d’ansia che non portano storicamente contributi alla causa e che hanno al contrario l’effetto di considerare tutto troppo difficile e quasi impossibile da affrontare e superare, ignorando ovviamente anche le critiche fisiologiche degli addetti ai lavori della carta stampata e la cronica disaffezione della tifoseria più tiepida già predisposta a disertare gli spalti dello stadio.
Dobbiamo dimenticare al più presto qualunque atteggiamento remissivo o timoroso nei confronti degli antagonisti di turno e proporre al contrario la giusta voglia di imporre il nostro gioco, impostando la manovra alzando in alcune fasi il baricentro dello schieramento, al fine di mettere in difficoltà gli avversari nella loro porzione di campo senza attendere i contrasti al limite della nostra sezione difensiva.
Tutto per essere finalmente da supporto determinante alla nostra unica prima punta spesso troppo facilmente contrastata a causa della mancanza di possibilità di dialogo con i centrocampisti e dove il solo Pitou costituisce oggi l’unica variabile con tecnica e fantasia ma che certamente non può cantare e portare la croce senza possibilità di avere soluzioni alternative con scambi e triangolazioni per liberare il compagno nella conclusione a rete.
Comunque in questa fase niente pessimismi di facciata o retropensieri con panorami oscuri in quanto siamo all’alba del campionato e nulla può essere ancora deciso o non rimediabile e quindi con fiducia attendiamo il prossimo confronto per ribadire la volontà di voltare pagina dopo questo inizio incerto, ritornando a dimostrare che siamo sempre una squadra definita “scomoda” da affrontare per tutti ed abbiamo la capacità e la possibilità di superare qualunque ostacolo senza timori reverenziali.
Le tigri non sono gattini arruffati e quindi…fuori gli artigli!!!
Sandro Lupidi