Sull’attuale situazione della Pro Patria ha fatto sapere il suo parere il Direttore Sportivo Sandro Turotti che è stato ospite delle colonne della ormai leggendaria “Prealpina”. Un giornale che merita i complimenti, al di là del fatto che possa piacere o non piacere a molti, perchè rimane un esempio di longevità in un panorama nel quale l’informazione è sempre più liquida, fluida, fruibile su mille canali e mille modi diversi, tra i quali la forma gratuita che ha il rischio di essere popolare per la sua essenza, ma non sempre credibile e affidabile nei contenuti. Quando invece lo scrive la “Prealpina” si è certi che è come quando, ai nostri tempi, “lo diceva la televisione”. Una frase che zittiva chi avesse dubbi sulla veridicità della notizia. Complimenti alla “Prealpina “che è un po’ come la Pro Patria, ossia una delle poche testate cartacee rimaste sul territorio con un’ impronta professionistica e con giornalisti professionali come il tifoso di sempre delle tigri Silvio Peron.
Colombo mangerà il Panettone e anche la Colomba
I codici di comunicazione di Turotti sono ormai facilmente intuibili. Quando si presenta in sala stampa dopo una serie di match negativi, sostituendosi all’allenatore, vuol dire che lo stesso ha le ore contate e trattasi di “last chance”per il tecnico. Se parla con i giornalisti, allora l’allenatore può dormire sonni tranquilli. Nello specifico la fiducia è stata confermata per esteso nel corso dell’intervista, per cui, il panettone è sicuro, la colomba di Colombo quasi.
Critiche si, offese no
La presunta allegie alle critiche da parte della società, che è una sensazione comune nei tifosi, viene smontata dal Direttore che fa sapere che le critiche sono una cosa le offese un’altra cosa. Il concetto non fa una piega, però non si può nemmeno sperare di cambiare il calcio. E’ da sempre, in ogni parte del mondo, in ogni categoria e in ogni tifoseria, che esiste chi trascende, spesso per troppa passione, e si lascia andare a qualche parola di troppo. Prima lo faceva da dietro la ramata chi c’era, adesso che sono quasi tutti a casa, lo fanno tramite i social. Questo ha indubbiamente un eco maggiore di prima, ma questo calcio non lo hanno voluto i tifosi, ma gli addetti ai lavori, per cui, se ne facciano una ragione. Un’abitudine non propria solo dei tifosi, ma utilizzata da sempre dagli stessi addetti e addette ai lavori. Onde per cui…chi non ha peccato scagli la prima pietra, certi che nessuno verrà colpito.
Quale “Pro”getto?
Nell’intervista è tornata d’attuale la parola “progetto” che è stata declinata in questo modo : ” Un ciclo è finito e abbiamo voluto cambiare. Abbiamo puntato su ragazzi del nostro settore giovanile e altri ragazzi che ci permetteranno di solidificare il progetto. Vorremmo gettare le basi per un futuro di prospettiva,sperando che la presidente possa trovare quegli aiuti che le permetteranno di alzare l’asticella”. Domanda: quale sarebbe il progetto? E’ un nuovo progetto, o è sempre lo stesso progetto? Gettare basi dopo 12 anni, significa una rottura col passato? Finora, i giovani di valore sono sempre stati ceduti al miglior offerente, senza solidificare la squadra. Adesso si vuole dire che, se domani arrivassero offerte importanti per Piran, Ferri e Sassaro, si direbbe di no perchè le “prospettive” citate non contemplano di cedere i pezzi pregiati? Oppure, il progetto è vincolato all’arrivo di potenziali investitori, come peraltro detto nell’intervista? In questo caso, non esiste un progetto, ma un’idea di progetto la cui realizzazione è conseguente a fatti che potrebbero avvenire, ma che in dodici anni non sono mai avvenuti. Da chiedersi il motivo di questo e il perchè chi c’era ( Istituto San Carlo, ad esempio), sia andato via, dopo essere arrivato con grande entusiasmo e partecipazione. Un progetto implica un disegno iniziale, un obiettivo preciso e un budget disponibile per arrivare al tetto della costruzione. Il disegno e l’obiettivo, senza il budget, confinano il progetto nel sogno, nel desiderio, ma impediscono di chiamarlo progetto. Questo punto deve essere chiaro per evitare fraintendimenti.
Quale Ambizione?
Che non fosse più lo stesso progetto e che ci fosse un jolly in tasca per poter alzare l’asticella, i tifosi lo avevano desunto proprio dalla parole di Turotti che, a inizio campionato, disse di essere ambizioso, di non essere stato soddisfatto dalla posizione in classifica della scorsa stagione, di voler di più. Un dichiarazione forte alla quale fece seguito un rinnovo contrattuale di ben due anni, giustificato da parole importanti che facevano rima con “vorrei fare qualcosa di importante per entrare nella storia di questa società”. Ovvio che, a fronte di 12 anni nei quali si è sempre parlato di “obiettivo salvezza”, l’acquolina ha invaso le bocche di tutti i tifosi. Ora, viste che le prestazioni della squadra, conseguenti ad una campagna acquisti che la si potrà chiamare come si vuole, tranne che ambiziosa, diventa normale che, alla delusione standard ( due partite vinte in casa da Febbraio a Novembre, peggior attacco del girone, ecc), si aggiunga una dose di scoramento supplementare dovuto ad un’aspettativa creata ma non soddisfatta. Si chiarisca cosa si intende per “qualcosa che possa entrare nella storia della società”, perchè la decodifica dei tifosi è stata una e una sola : la serie B. Se così non fosse, serve capire quale altra cosa possa ritenersi degna di entrare nella storia della Pro Patria con tale descrizione. Ogni ambizione prevede una visione, quale sarebbe in questo caso?
Se non piace il progetto, me ne vado
Il termine dell’intervista è un aut-aut del Direttore che minaccia l’abbandono delle barca, se i marinai dovessero continuare con l’ammutinamento. Finora, il progetto attuale ha fatto andare via più tifosi che dirigenti, lasciando le poltroncine dello stadio malinconicamente vuote ( e sporche). Questo non solo a causa del progetto bustocco, ma per quello più strutturato dei padroni del vapore che hanno televizzato il calcio con il benestare delle società, che per un pugno di euro hanno deciso di rinunciare agli spettatori ( che non sono i tifosi, ma chi paga per vedere uno spettacolo in un ambiente confortevole e con servizi di base garantiti). Un progetto che ha garantito la categoria e la stabilità economica, tanta roba in questo particolare momento, ma che sembra accontentare solo i 700 tifosi, questi sì che lo sono, ma non tutti gli altri. Per altri, comprendiamo anche i potenziali investitori che non hanno mai ritenuto di sostenerlo, o meglio, di farlo al prezzo e alla condizioni richieste dall’attuale dirigenza. Ora, detto che ancora non è chiaro quale sia il futuro progetto al quale si riferisce Turotti, diventa difficile dire se piace o meno. Se fosse l’attuale, la realtà sembrerebbe dire che piace a meno persone rispetto a prima. Il tempo passa, la gente invecchia e vorrebbe vivere qualche emozione diversa dalla salvezza e dall’impoverimento progressivo della rosa. D’accordo che servono cinque under per far contenta la cassa, ma non di più e quest’anno sono spesso di più, molti di più.
Una realtà che forse piace a meno persone, proprio perchè era nata una speranza dalle parole dello stesso Direttore che avevano scatenato la fantasia, l’ambizione e le speranza di una generazione che i 50 anni di Pro Patria ha sempre dovuto dimenticare la parola ambizione.
Molti se ne sono andati, chi ì rimasto meriterebbe uguale rispetto di quello giustamente preteso da chi si è sentito offeso. Cosa che spesso non accade. I social ce li hanno tutti e tutte e non solo i tifosi. I social li usano tutte e tutti, non solo i tifosi. Servirebbe il tempo e la voglia di leggerli tutti e non solo quelli dei tifosi e solo dopo si avrebbe la visione completa e utile all’analisi oggettiva. Oltre, che qualche risposta a qualche domanda.
Porte aperte al Pro Patria Club
Come sempre, e la famosa risottata vavassoriana insegna ( chi non sa se la faccia raccontare), le porte del Pro Patria Club sono aperte per poter parlare con i tifosi. Un modo per farli sentire considerati, stimati e apprezzati. Un modo anche per riprenderli se qualcosa non fosse piaciuto. Se, come detto da Turotti, questa squadra ha bisogno di una carezza, anche i tifosi hanno la stessa necessità, viste le legnate prese in campo e non solo in questi anni, per cui, solo vedendosi ci si può accarezzare. Sui social e sui giornali tutto si fa, tranne accarezzarsi. L’invito per farlo con i giocatori è partito da tempo dalla casella mail del nostro club verso quella della Pro Patria, ma vale anche per chiunque altro, Turotti in particolare. Per ora..stiamo aspettando una risposta per i giocatori, ma ci si può sempre unire.
You are welcome!
Flavio Vergani