Non sappiamo cosa potrà fare Mister Sala per raddrizzare un’annata nata male e che potrebbe finire peggio. Il gap dalla quint’ultima posizione è di 11 punti e questo vorrebbe dire retrocessione sicura, senza giocarsi nemmeno la possibilità di salvezza ai playout. Certo è che l’allenatore ha senso della realtà e le sue dichiarazioni nei due post partita da lui gestiti hanno trasmesso una sintesi perfetta di quello che ha trovato. In genere, gli allenatori che arrivano si spendono in maniera paracula per lodare quello che hanno trovato, che sempre fa rima con squadra ben allenata, ma sfortunata, giocatori bravi e senza colpe. Insomma, una accondiscendente esaltazione del tempo passato che spesso sfocia nel ridicolo, visto che se tutto fosse stato così perfetto per quale motivo si sarebbe cambiato?
Invece Mister Sala ci è molto piaciuto perchè è un po’ come noi. Pane al pane, vino al vino e niente alibi per nessuno per il bene di tutti. D’altra parte, continuare ad affermare quello che la realtà non dice è esercizio fine a sè stesso, che, a parte le solite banali e ridondanti lodi al padrone, non porta a miglioramenti concreti.
Mister Sala non fa sconti a niente e a nessuno, sgombra il campo da alibi fittizi, troppo spesso evocati nel passato per giustificare l’ingiustificabile e detta le sue condizioni in modo chiaro. Dalle sue parole emerge che a livello mentale e motivazionale ha trovato macerie dalla passata gestione e non era difficile comprenderlo fin da mesi fa. La squadra ha sempre avuto paura della sua ombra, si è sempre autoassolta con alibi ridicoli e mai ha trovato la forza di passare dalle parole ai fatti. Il famoso “lavoro” ha portato al penultimo posto, le famose partite “giocate bene, ma perse” hanno creato il baratro, le scelte non fatte a livello societario con il giusto timing hanno spinto la squadra nel crepaccio. Niente di questo ha provocato una reazione da parte di nessuno.
Troppo insistito è il riferimento del Mister verso questo aspetto e davvero crediamo che abbia colto nel segno.
La mentalità non è quella giusta e il richiamo continuo ai singoli esula finalmente da quella assoluzione di massa dettata del solito riferimento al gruppo. Il gruppo è fatto dai singoli e la qualità media dei singoli fa quella del gruppo. Sperare di diventare fenomeni solo perchè lo diventa il gruppo è esercizio fallimentare e la classifica lo certifica. Non serve frequentare Coverciano per capire che i vari Palazzi, Nicco, Terrani, Beretta, Alcibiade, hanno il compito di aggiungere qualità al gruppo. Lo scorso anno l’esempio fu Fietta che con la sua esperienza e leadership silenziosa fu protagonista di partite memorabili. Quest’anno è calma piatta da parte dei senatori e la squadra ha perso punti di riferimento importanti.
La panchina di ieri era composta da Nicco, Palazzi, Alcibiade e Beretta, vi sembra cosa normale? Può la Pro Patria permettersi di avere questi giocatori in panchina? La Pro Patria dispone di una rosa tale che permette di sostituire questi giocatori con altri migliori? Qualcosa non quadra, inutile girarci intorno.
Dal prossimo turno c’è una stagione da ricostruire che ha obiettivi di minima consequenziali: evitare l’ultimo posto, giocare i playout e vincerli. Una strada che, al momento, esclude la salvezza diretta a meno di un cambio di rotta repentino. I nuovi arrivati, ossia Coccolo, Barlocco e Rocco dovrebbero dare quel salto di qualità che il mercato di Gennaio richiedeva. I primi due sono al momento in media con gli altri, il terzo sotto valutazione, ma ci si aspettava qualcosa di maggiormente determinante, soprattutto in concomitanza di un annunciato arrivo di rinforzi societari che, seppur in minoranza, dovrebbero garantire il futuro della Pro Patria, ma senza presente non esiste futuro. La montagna sembra aver partorito un topolino per nulla incidente sulla qualità media della squadra.
Una stagione da ricostruire non solo nella testa come detto da Sala, ma anche a livello di preparazione fisica. Non si chiede molto, ma l’indispensabile, ossia una squadra che tenga novanta minuti e non solo quarantacinque. Insomma, un minicampionato nel quale tutti dovranno dare molto di più a livello individuale per il bene della squadra. Rispetto a prima, c’è un medico che ha capito la malattia e sa anche la cura. Il paziente è chiamato a collaborare seguendo la ricetta alla lettera. Poi, andrà come andrà, ma almeno che tutti abbiano la coscienza a posto.
Flavio Vergani