Vorremmo prenderla con filosofia, ma per questo servirebbe l’aiuto della nostra lettrice Desirè di Cuneo. Lei, filosofa lo è di professione, per cui saprebbe aiutarci consigliandoci una lettura utile per prendere con leggerezza una realtà che si è fatta pesante.
Probabilmente ci consiglierebbe la lettura dell “Arte di conoscere sè stessi”, di Arnold Schopenhauer, per orientarci nel labirinto di dubbi e perplessità nel quale la tifoseria è caduta dopo l’ennesima sconfitta casalinga di venerdì scorso.
I tifosi si chiedono cosa stia succedendo e, come sempre accade, mentre la vittoria ha molti padri, la sconfitta è orfana. Il motivo di tale situazione è scontato per tutti, o quasi, e questo sarebbe la perfetta soluzione del problema. Peccato però che il problema rimanga immutato, in quanto i presunti motivi sono tanti, diversi per ogni tifoso e quindi nessun risolutivo.
La campagna acquisti, l’allenatore, il preparatore atletico, i senatori cotti, i giovani scarsi, lo spogliatoio rotto, la presidenza lontana, l’assenza di Ramella, il campo di gioco non perfetto, i troppi impegni ravvicinati, se ne sono sentite di tutti i colori. Pareri tutti rispettabili, ci mancherebbe, ma che spesso risentono del fatto di essere di pancia, ossia prodotti subito dopo il match, che nascono orfani di un’analisi più deep dive. in grado di dare un senso a quello che un senso non ce l’ha ( e qui, dopo Desirè, ci viene in aiuto Vasco Rossi, che non è certamente un filosofo, ma che sa il fatto suo in fatto di problem solving).
Per non sapere ne leggere e ne scrivere lasciamo da parte le parole e diamo un occhio ai numeri per cercare di capire almeno i motivi della sterilità casalinga.
Domenica, 5 Febbraio, la Pro Patria vinceva in casa per due a zero col Vicenza. Poi, l’inizio della crisi.
Il 29 Febbraio perdeva per uno a due con la Pergolettese. Il 5 marzo perdeva per due a zero con la Pro Sesto. Il 15 Marzo pareggiava per uno a uno col Novara. Il 26 Marzo perdeva in casa per uno a quattro con l’Albinoleffe. Il 2 Aprile pareggiava per zero a zero col Pordenone. Il 16 Aprile pareggiava per uno a uno col Piacenza.
Totale partite: 6
Totale punti: 3
Reti fatte: 4
Reti subite: 10
Vediamo il rendimento di quest’anno:
Pro Patria Giana: 1-2
Pro Patria Arzignano: 1-1
Pro Patria Triestina: 0-3
Pro Patria Mantova: 0-0
Pro Patria Trento: 0-2
Pro Patria Lumezzane: 0-2
Totale partite: 6
Totale punti: 2
Reti fatte: 2
Reti subite: 10
Totale da 29 Febbraio a 3 Novembre 2023
Giocate: 12
Punti: 5
Reti fatte: 6
Reti subite: 20
La prima evidenza è che la famose impermeabilità difensiva si era già persa a inizio dell’anno.
Per cui, se è colpa di Mister Colombo adesso, era colpa di mister Vargas prima.
Se è colpa di Rovida adesso, era colpa di Del Favero prima ( forse la differenza questo portiere l’aveva fatta nella prima sette giornate con parate miracolose che consegnarono i punti salvezza ( vedi Salò).
Se la colpa oggi è della difesa di Moretti, prima era colpa della difesa di Sportelli.
Passiamo alle reti fatte. Quattro nelle ultime sei partite casalinghe dello scorso anno, solo due quest’anno.
L’ultima vittoria in casa fu con le reti di Più e Ferri, poi arrivò il periodo nero, con rete di Più nella sconfitta casalinga con la Pergolettese, di Stanzani col la Pro Sesto, di Nicco col Novara, di Castelli con l’AlbinoLeffe, di Chakir con il Piacenza.
Quest’anno in goal Stanzani con la Giana e Renault con l’Arzignano.
Lo scorso anno la Pro Patria realizzò 22 reti in casa, questo lo score
Piu: 5 reti
Stanzani: 4 reti
Castelli 3 reti
Nicco: 2 reti
Ndrecka: 1 rete
Fietta : 1 rete
Ferri: 1 rete
Lombardoni: 1 rete
Boffelli: 1 rete
Citterio 1 rete
Chakir: 1 rete
Saporetti: 1 rete
Da qui si evince che mai come quest’anno mancano le reti dei centrocampisti. Zero in casa e zero in trasferta e che Parker è chiamato a coprire il contributo determinante di Piu che nelle partite interne ha garantito un contributo di 5 reti. Fino a qui lo score di Parker è fermo al palo.
L’analisi mostra che le difficoltà casalinghe della squadre partono da lontano, ossia da febbraio, quando lo special team di Vargas si sfaldò come neve al sole, inanellando un rendimento da retrocessione. Da quel momento il trend è stato disastroso, sia nel finale di stagione, sia in questo inizio.
Tutto questo a prescindere da un cambio di allenatore e di giocatori. Forse questo modulo è logoro? La Pro Patria è diventata troppo prevedibile? Manca di fantasia, magari garantita da un Pitou vittima sacrificale di questo modulo? Serve cambiare qualcosa?
Oppure, la crisi è coincidente con il progressivo appannamento di qualche senatore che prima garantiva corsa e qualche goal e adesso nessuno di questi? I goal subiti sono identici nei due periodi di osservazione, per cui, accanirsi col portiere potrebbe essere fuorviante. Boffelli, anche se non completamente, fu parte della debacle di fine torneo 22/23, Lombardoni ce lo avevamo prima e ce lo abbiamo adesso, come Vaghi e Saporetti. Non diteci che la differenza la faceva Sportelli.
Piuttosto, quello che ci si deve chiedere è che fine abbiano fatto Ferri e Piran, due giovani che lo scorso anno si fecero apprezzare, tanto che per il primo si mossa persino l’ambizioso Benevento di mister Andreoletti. Come mai quest’anno uno non vede il campo e l’altro è irriconoscibile?
Come mai Marano, punto di forza del Renate a Busto sembra irriconoscibile? Infine, dove è finito Nicco? La sua carica, la sua capacità di recupero palloni e di pressing sono missing, tanto da meritarsi sostituzioni prima neppure ipotizzabili. Come mai il migliore dei tigrotti è sempre il trentanovenne Fietta? Queste sono le domande che nascono dai numeri e non dalle parole.
Infine, pressing, parola magica declinata al massimo della potenza da mister Javorcic e Dna della Pro Patria. Dove è finito? Questa squadra ha nelle gambe 90 minuti di pressing? Se così non fosse, allora ci si chieda il perchè e si trovino responsabili e soluzioni. Magari diversa dalla più scontata.
Infine, il dubbio amletico che ancora fa pensare a Desirè: per tutti i calciatori Colombo ha davanti il titolo di Mister? Oppure, per qualcuno è rimasto un compagno di squadra o al limite un ex compagno? Perchè questo fa tutta la differenza del mondo.
Flavio Vergani