Parleremo di Arezzo, ma questa volta non c’entra il nostro amico Massimo. Parleremo di un fatto accaduto nel campionato 1984-1985 in serie B raccontato in maniera splendida da Stefano Cecchi nella rubrica “Bandiere” di Radio Sportiva.
Era l’ultima giornata di campionato e l’Arezzo aveva a disposizione un solo risultato per salvarsi: vincere contro il Campobasso.
Nel secondo tempo l’arbitro assegna un rigore per l’Arezzo. I rigoristi si tirano da parte, troppa la responsabilità di calciare quel penalty. Tra i giocatori locali gioca Domenico Neri, detto “Menchino”. Lui è il capitano non può sottarsi alla richiesta dell’allenatore e si incarica di battere il calcio di rigore. Lo stadio è ammutolito, il Presidente amaranto non guarda, anche il nostro amico Massimo è presente sugli spalti e soffre in maniera esagerata. Rincorsa…tiro…parata. Il portiere del Campobasso esulta, Menchino piange. Esce dal campo, non vuole più giocare, sente di aver tradito una città intera, la sua squadra e i suoi tifosi. Un fotografo lo ributta in campo, gli dice che deve continuare a lottare con i suoi compagni, ma Menchino non vuole sentire ragioni. è distrutto.
Poi, il fotografo lo convince e lui con la morte nel cuore torna in campo. Passano pochi minuti, Menchino vive un incubo, sente gli occhi addosso di tutti i tifosi, si prepara a notti insonni. Poi, ecco arrivare a centroarea un pallone alto, Menchino si avvita e sale in cielo per una rovesciata d’altri tempi. La palla si alza verso il cielo e ricade nella porta del Campobasso. Menchino esplode di gioia, lo stadio sembra crollare. Il pubblico urla “Menchino…Menchino….Menchino”. L’esultanza è scomposta e meriterebbe il cartellino giallo, sarebbe il secondo e farebbe precipitare nuovamente Menchino nel dramma, l’arbitro Pieri non vuole essere il carnefice di Menchino e lascia perdere. L’Arezzo si salva!
Non perdetevi il video, si vede male, ma davvero la qualità dell’immagine è secondaria rispetto all’emozione trasmessa.
Questo è il calcio!
Flavio Vergani