Risulta difficile entrare nel merito delle ultime due trasferte affrontate dai nostri ragazzi senza fare debite distinzioni tra prestazioni e risultati messi a referto di una classifica ora più rassicurante.
Premesso che, come nel recente passato, stiamo assistendo ad un campionato a tre velocità con conseguenti sezioni di competenza :
1) la “confort zone” acquisita con diritto ai “play off” dove la navigazione comporta solo ritmi compassati, senza quindi concedere troppi impulsi offensivi e di conseguenza subendo minori rischi in fase difensiva ed in sostanza senza troppe esigenze di acquisire ad ogni costo il risultato pieno
2) la zona “play out” dove dimora la feroce applicazione dei singoli ad ogni partita per duplicare forze ed intensità nervosa, avendo quindi talvolta vita più facile sulle tiepide motivazioni di avversari ormai con obiettivi acquisiti
3) la zona appena al di sotto della capolista dove le protagoniste risultano impegnate soprattutto ad acquisire una posizione di preminenza per affrontare i “play off” con il futuro beneficio, nella fase conclusiva, del fattore campo.
Ora, per quanto riguarda i nostri colori, sembra di assistere ad un film già visto nel corso di analoghi passati periodi di fine campionato dove l’obiettivo minimo, ad un passo da essere raggiunto, appare condizionare l’atteggiamento della squadra che pare aver perso la misura per ritrovare gli stimoli per non accontentarsi della posizione di limbo raggiunta e confortata talvolta solo da eventuali demeriti degli avversari anziché costituire una base di ripartenza per raggiungere posizioni più consone al reale valore dei componenti del nostro organico.
La prestazione con Atalanta young ha semplicemente raccontato e trasmesso le sensazioni di un rilassamento mentale generale e passiva condizione psicologica destinata a subire la superiorità tecnica ed, in alcune fasi, anche agonistica degli avversari, con resa senza condizioni alla prima difficoltà proposta e dimostrando una spirito di reazione solo in alcuni elementi dettato principalmente sulla base di impulsi nervosi anziché razionali.
E’ veramente per noi tifosi non gratificante assistere a prestazioni che possono avere solo un esito scontato e negativo riscontrando anche la mancanza della necessaria applicazione spesso in fase di contenimento dove i centrali di difesa sono stati lasciati al confronto individuale con elementi dotati di velocità di base e capacità realizzativa con conclusioni molto spesso senza possibilità di opposizione da parte del nostro estremo difensore.
Quanto avvenuto in quel di Alessandria non ha dissipato i dubbi sulla condizione mentale e psicofisica dei protagonisti al cospetto di un avversario senza plausibili obiettivi e con componenti aventi forse solo il desiderio di mettere in luce le loro migliori caratteristiche personali onde trovare per il prossimo anno un nuovo contratto nella stessa categoria.
Sicuramente l’inferiorità numerica prolungata per oltre un tempo di gioco, che ha privato la nostra fase difensiva dell’elemento più carismatico, ha inciso sull’atteggiamento conservativo di moderata sofferenza e passività derivata, per fortuna non penalizzata dalla mediocrità conclamata dei nostri avversari che, pur avendo avuto alcune occasioni, non sono riusciti a concretizzare gli esiti.
Tuttavia, anche durante il periodo di uguale contrapposizione, il gruppo non ha fornito segnali rassicuranti di assoluto controllo del confronto concedendo opportunità di offesa non compatibili col valore della nostra organizzazione difensiva.
Per una volta gli episodi si sono rivelati favorevoli, anche per l’assoluto valore, in tema di sostanza, del nostro Castelli che nel girone di ritorno si é rivelato autentico prezioso finalizzatore quando messo in condizione di poter essere il terminale autentico della manovra offensiva.
Certamente se dovessi giudicare l’incontro in termini di estetica ed intensità agonistica dovrei esprimere solo un concetto di “aurea” mediocrità e quindi mettiamo a referto i doverosi TRE punti con la speranza che quanto raggiunto non costituisca uno stop mentale per le ultime (…e spero di sbagliare!) due fatiche (Ercole non c’entra) e la mente libera sia la fonte per fare sgorgare fresca acqua per alimentare il bicchiere dei “play off”.
Forse sono noioso ma perché accontentarsi sempre di galleggiare al limite della linea di pericolo senza avere quel desiderio motivazionale che ci permetta di ottenere risultati più gratificanti sia per gli attori sul campo (maggiore visibilità agli occhi di osservatori per il salto di categoria) sia per noi tifosi desiderosi di partecipare con entusiasmo a vicende più stimolanti della semplice salvezza, sicuramente traguardo sempre non scontato alla luce delle risorse a disposizione, ma assolutamente nelle corde del nostro organico al di là di defezioni ed imprevisti di percorso.
Raccogliamo quindi gli ultimi frammenti di orgoglio considerando che siamo giunti al traguardo minimo forse ansimando ed attingendo con fatica alle residue risorse psicofisiche ed atletiche e dimostriamo comunque che tutti insieme possiamo buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Sandro Lupidi