Clinica “Pro”Salus (di “Lupo” Lupidi)

Il camice bianco dello psicologo

Alla luce delle ultime dichiarazioni e forse anche sincere confessioni rilasciate dal nostro responsabile tecnico mi risulta difficile entrare nel merito con una analisi che dovrebbe prevedere di indossare sia un camice bianco sia una tuta da allenamento.

Vengono mascherati marchiani errori commessi fin dall’inizio a tutti i livelli giustificando gli aspetti delle mancate prestazioni con annessi negativi risultati riconducendoli a difficoltà psicologiche e paure adolescenziali. Sicuramente la squadra dimostra un invidiabile disorientamento mentale dove anche una palla respinta dalla difesa avversaria e quindi gestibile senza pressioni diventa oggetto di scarsa attenzione tra due compagni  ritenendo ciascuno che sia di competenza  dell’altro.

Che pallle inattive!

Per raggiungere degli obiettivi occorre crederci e questo deve essere argomento primario di ogni seduta di allenamento dove sarebbe costruttivo inoltre anche sperimentare nuove soluzioni sia nelle fasi di gioco, con movimenti senza palla, sia in occasione delle situazioni di palle inattive dove siamo stati testimoni di applicazioni di schemi troppo prevedibili ed in alcuni casi assolutamente inadeguati e con esiti al limite del “non senso”.

Fragili come Swarosky

La realtà che ogni incontro ci propone ha sicuramente i connotati di un inno alla fragilità mentale e fisica dei nostri ragazzi, forse in parte non adeguati ad essere interpreti in una categoria dove non é consentito avere cali di tensione fino al fischio finale del direttore di gara e, come già verificatosi in molte occasioni, il vantaggio minimo acquisito é stato sinonimo di meta conclusiva raggiunta invece che essere solamente un piccolo mattone per consolidare la fiducia di poter trasformare in punti, con costante attenzione ed immutata volontà di offendere, quanto costruito e difeso sul campo.

La amnesi del “Lupo”

La anamnesi crudele della situazione di classifica descrive un quadro clinico che lascia poco spazio a strade percorribili per evitare una caduta ed inoltre, ad oggi, non garantisce orizzonti futuri che possano  prevedere una eventuale risalita immediata dal purgatorio, etichettando questo campionato solo come un incidente di percorso per cui, sotto questo aspetto, sarebbe auspicabile avere maggiori certezze in società disegnando un panorama futuribile con prospettive bivalenti a garanzia di un programma in ogni caso garantito qualunque sia l’esito conclusivo della stagione regolare, il tutto ovviamente condizionato dalla volontà di essere messo in atto.

Ci siamo calati nel ruolo di caritatevoli assistenti sanitari per ridare forza e fiducia a squadre in evidenti difficoltà in nome del concetto evangelico che recita di esser buoni samaritani al fine di meritare commenti gratificanti per nutrire il nostro spirito ed, a fine giornata, esser in pace con noi stessi per quanto di positivo portato a termine con successo.

In tribuna non si spaccia più la droga dell’ottimismo

In tribuna anche le ultime tracce di ottimismo, drogato dal desiderio di assaporare finalmente una vittoria contro qualunque avversario, a prescindere dalla sua forza di organico, dopo il lungo digiuno stile “ramadan”, sono state cancellate dall’esito finale con i modesti “termali”.

Decisione surgelata

Rimane solamente il realismo con retrogusto di sapore amaro, con doveroso condimento a base di senso ferocemente critico nei confronti anche della dirigenza e proprietà per avere surgelato per troppo tempo nel freezer la decisione del cambio di conduzione tecnica anche se rivelatosi solo uno dei problemi emersi agli occhi di tutti.

Mister per una notte

Ovviamente a causa della mia deformazione mentale derivata da lunga militanza in qualità di appassionato giocatore praticante mi devo soffermare anche su alcuni aspetti tecnici che per me sono importanti anche se solo aspetti della gestione di un giudizio ovvero : la nostra fase difensiva riesce ad andare in difficoltà quasi in tutte le occasioni pericolose proposte dagli avversari evidenziando errori sistematici di posizione, valutazioni non correte su palle inattive anche da parte del nostro estremo difensore, marcature preventive non eseguite con semplice possibilità di esecuzione di triangolazioni a nostro danno e quindi con pericoli costanti per la nostra porta l’impostazione di una nuova manovra di ripartenza non segue una linea logica essendo affidata nella maggior parte dei casi a pura improvvisazione senza schemi predefiniti e spesso con rilanci in fasi aeree non gestibili in termini di possesso della sfera né dal nostro centrocampo né dalle nostre punte spesso sovrastate fisicamente o isolate e quindi non in grado di creare problemi alla difesa contrapposta

la linea di centrocampo recentemente proposta, che per ogni squadra rappresenta il cardine di organizzazione delle due fasi, risulta assolutamente inadeguata sia in termini atletici, non essendo funzionale allo scopo in assenza di importanti capacità di interdizione e nel contempo non capace di fornire soluzioni attendibili di impostazione del gioco offensivo.

Gente di passaggio

Il tutto risente a mio avviso di un assemblaggio di elementi forse non compatibili, di giocatori che sicuramente hanno tradito le attese, di personaggi che stanno vivendo questa avventura in biancoblù come una fase della loro carriera sfortunata da dimenticare al più presto sottoscrivendo al più presto un nuovo contratto forse con soluzioni economiche più vantaggiose o con società di categoria più ambiziose e più strutturate della nostra.

I cambi di conduzione tecnica certamente devono essere assimilati ma nel caso specifico il tempo rappresenta il nostro nemico e quindi, se esiste la volontà di non cestinare quanto costruito con fatica in questi ultimi anni, occorre veramente dimostrare una unità di intenti che richiede sicuramente una intensa concentrazione mentale ed nuovo impegno fisico di tutti i componenti anche forse prendendo decisioni drastiche nei confronti di soggetti che evidentemente non dimostrano atteggiamenti consoni a meritare di essere parte di un gruppo di cui oggi si é perso la traccia.

Comportamenti offensivi

Da tifosi non possiamo sopportare per altro tempo comportamenti al confine del disinteressato e dello svogliato in quanto semplicemente offensivi per chi frequenta le tribune e dannosi per consolidare lo spirito di squadra.

Una domanda per la dirigenza

Ora nella mia ingenuità di tifoso forse troppo nostalgico voglio rivolgere alla dirigenza una domanda, forse troppo spontanea e scontata, ovvero inerente a quale sia a questo punto il disegno conclusivo che si vuole delineare in quanto non riesco a vedere una definizione logica e plausibile e quali vantaggi ne possano derivare ritenendo che non esista certamente una finalità autolesionistica.

La domanda resterà senza risposta ?

Sandro Lupidi

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