Pro Patria: poche certezze, molti dubbi e tante perplessità

La discesa in campo di Sandro Turotti, o meglio la sua presenza in sala stampa a Meda, fa pensare a quanto accaduto nel passato. Ossia, che trattasi si situazione che ha raggiunto il limite e necessita di cambiamenti drastici. Quasi sempre quando parla lui in luogo dell’allenatore, vuol dire che questo è ai titoli di coda.

A brevissimo si potrà comprendere la portata di un’operazione chirurgica che potrebbe portare a tagli, oltre che all’arrivo dei rinforzi, sia in campo, sia fuori. Proviamo ad ipotizzare lo scenario che potrebbe realizzarsi da qui al dopo feste Natalizie

Panettone si, colombo no

Mister Colombo mangerà sicuramente il panettone di Natale, ma non la colomba di Pasqua. Impensabile una sua conferma dopo un girone di andata che peggiora quello precedente. Lo scorso anno c’era l’alibi dell’allenatore esordiente, quest’anno no. Non si sono visti miglioramenti quantitativi, ossia punti e nemmeno qualitativi, ossia gioco. Il noviziato è stato pagato lo scorso anno e quest’anno, pensare di non dare un segnale alla squadra, apparsa rassegnata nella gara di ieri, sarebbe deleterio. I numeri parlano chiaro e non c’è più tempo per rimandare un esonero che in altri tempi sarebbe avvenuto ben prima di adesso.

I regali sotto l’albero o nella calza della Befana?

Turotti è stato chiaro. I rinforzi arriveranno fin da subito, perchè la squadra non segna. Facile ipotizzare l’arrivo di un attaccante. Un’intenzione che andrebbe a limitare i pesantissimi errori commessi in sede di calciomercato, quando si è rinunciato a Castelli e Stanzani, ossia un doppia cifra e un quasi doppia cifra, senza sostituirli adeguatamente. Lo stesso arrivo di Beretta è stato tardivo per sfruttare i soliti sconti di fine mercato, nonostante la plus valenza realizzata per le cessioni di Castelli e Ndrecka. Ora, si rischia di pagare il doppio di quanto si sarebbe pagato prima, con la differenza che non si potrà sbagliare il colpo, in quanto il campionato non è iniziato oggi, ma da mesi. Un errore clamoroso che ha dato una direzione ben precisa al campionato dei tigrotti.

Le delusioni

Nel mercato di Gennaio non sarà facile, ma almeno servirebbe fare un tentativo, per rimandare al mittente chi ha deluso o convincere chi è di proprietà biancoblu a fare un passo indietro. Ovvio che “essere sotto contratto” tutela tutto e tutti, ma con le buone o con le cattive si potrebbe far capire che non è il caso di rimanere. Delusioni che fanno rima con Palazzi, il “Marano” di questo campionato”, una versione lenta di Bertoni con l’aggravante di una forma fisica mai raggiunta e spesso falcidiata da infortuni. Toci, di proprietà Fiorentina, potrebbe cercare gloria altrove, zero reti in un girone intero per un attaccante sono un fallimento totale, forse meglio rilanciarsi altrove. Idem con patate per Curatolo, una conferma mai compresa dai tifosi il cui rendimento ha dato ragione al parere dei tifosi.

Gli ibridi

Non delusioni, ma neppure sorprese, di questo gruppo che andrà analizzato fanno parte diversi giocatori che, seppur potenziali, non hanno offerto un contributo determinante. Partiamo dal portiere Rovida che in questi due ultimi turni di campionato ha mostrato incertezze e scarsa concentrazione. Per emergere, dopo l’anno di esordio serve ben altra continuità. Identico discorso per Cavalli, da lui ci si aspetta ben altro, vista l’esperienza, così come da Mallamo che sembra svolgere un compitino troppo didattico per uno come lui. Infine, Terrani che ha doti  tecniche, esperienza e capacità ben superiori a quelle viste fin qui. Il nuovo anno lo chiama ad un ruolo di leadership, di esempio e di tutoring per i più giovani. Deve uscire dal guscio nel quale si è rintananto per dare la svolta alle sue prestazioni finora oscillanti tra il mediocre e la sufficienza piena. Re degli ibridi quel Pitou che è gioia e delizia dei tifosi, ma anche amarezza e delusione per quello che è, ma non fa, o per quello che fa e non è. Il 2025 per lui sarà un pericoloso banco di prova che lo potrà destinare alla gloria o all’oblio. Troppo discountinuo, poco incisivo, poco determinante per pensare di continuare a puntare su di lui. La palla passa al marsigliese che deve convincere con i fatti chi ha creduto in lui, tanto da cambiare uno schema tattico da sempre vincente in casa biancoblu.

Le sorprese

Giù il cappello a Piran, uno che lo scorso anno ha sopportato le scelte, o meglio le non scelte, di Mister Colombo, vivendo un anno in panchina. Quest’anno si è preso la rivincita con gli interessi. Ottimo Bashi, la cui sicurezza da veterano lo fa confondere con una vecchia volpe. A proposito di vecchie volpi, ecco Alcibiade, vero colpo del mercato bustocco per qualità tecniche e leadership. Un passo verso il centrocampo per la lode a Nicco. Lo scorso anno non aveva convinto e sembrava destinato ad un finale di carriera lontano da Busto. Quest’anno ha dimostrato tutta la sua classe con prestazioni eccellenti in talune occasioni.

Il futuro

Nuovi arrivi, gli ibridi che fanno un passo in avanti e le sorprese che consolidano la performance, questa la ricetta più semplice che verrà consegnata al nuovo allenatore per una girone di ritorno che possa emulare quello dello scorso campionato. Nuovi arrivi che sarebbero favoriti da un passo indietro da parte degli appartenenti alla categoria delusioni. Ma, qui, sappiamo quanto sia complicata questa aspettativa. Sicuramente sarà una Pro Patria diversa che dovrà rincorrere una salvezza complicatasi trememdamente, ma alla portata dei tigrotti.

Nuovi soci?

Durante la trasmissione “Biancoblu”, era presente Cortinovis, noto ai tifosi bustocchi in quanto in organico ai tempi della famiglia Vender nell’area comunicazione. Si è presentato in trasmissione con in mano il “carta canta”. Ossia, con gli ultimi bilanci depositati dalla Pro Patria. Ebbene, il passivo vale circa 900 mila euro/anno. Seicentottantamila euro di contributo giovani, trecentomila per valorizzazione dei giovani, trentamila euro mal contati di incassi, qualche sputo di euro per i diritti televisivi, non bastano per chiudere a zero la partita economica. Per cui, serve mettere mano al portafoglio per quasi un milione di euro. Domanda secca: ma chi glielo fa fare a Patrizia Testa? O meglio, chi glielo fa fare a tutti gli altri presidenti che popolano la galassia della serie C, visto che un per l’altro nessuno si arricchisce in terza serie. Unica giustificazione per questo bagno di sangue sarebbe considerare la serie C una categoria di passaggio per la ben più remunerata serie B. A Busto, dove non ci sono nemmeno i soldi per piangere, dove un campo in sintetico viene celebrato come la venuta del Messia, mentre a Venegono e ripetiamo a Venegono e non a Madrid, di questi campi ne hanno da sempre, o dove l’altoparlante dello stadio funziona solo quando gioca il Milan, parlare di serie B fa quasi venire da ridere. Per cui, dopo 12 anni di copertura del debito, diventa quasi fisiologico il desiderio di lasciare, anche perchè, parliamoci chiaro, ha poco senso continuare a farlo se il progetto ha iniziato a non soddisfare più parte della tifoseria, tra cui la più rappresentativa. Serve una svolta che potrebbe arrivare nel 2025 con nuovi soci che potrebbero dapprima condividere le spese e poi accollarsele. La domanda vale anche per loro, ossia “chi glielo fa fare”, ma può darsi che i nuovi non siano stelle di un nuovo cielo, ma provenienti da una galassia già luminosa di suo che potrebbe avere interessi sinergici con un business che è fatto talmente bene che lo stesso Cortinovis ci ha scritto un libro, raccontando la “case history”. La portata del mercato di Gennaio darà indizi per capire se i nuovi vorranno mettere soldi per alimentare le ambizioni, o se l’extra budget sarà ancora a carico dell’attuale presidenza.

Paese che vai, stadio sporco che trovi

Dopo il non rilascio dell’accredito ad un disabile bustocco avvenuto a Lumezzane, a Meda la tribuna stampa era lercia da nerissime polveri sottili. Insomma, le poltroncine sporche di Busto non possono vantare l’esclusività, ma la competizione è aperta e ben agguerrita. Conterà poco questo aspetto, ma se si vuole diminuire il delta negativo a bilancio serve anche pensare al calcio come ad un brand che va alimentato nella comunicazione, che non fa rima con silenzi stizziti o sfoghi sui social a platea selezionata e nel marketing relazionale con città, sponsor e istituzioni. Chiudersi da sole nella torre d’avorio rischia di allontanare dagli stakeholder dai quali, volenti o nolenti, serve passare per trovare considerazione e comprensione.

Flavio Vergani

 

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