Dove è chi manca?

La Pro Patria non vince a Lumezzane, nonostante la superiorità numerica. Se la si vuole fare semplice basterebbe dire che è colpa di Mister Colombo e l’analisi terminerebbe prima di iniziare. Poi, però, si rischierebbe di non accorgersi di altre variabili che di fatto hanno impedito una vittoria che era a portata di mano. L’analisi merita un diverso approfondimento, non per salvare a tutti i costi l’allenatore, ma per concedergli delle attenuanti su quanto sta accadendo in questo disgraziato campionato

Dov’è l’attacco?

La Pro Patria di ieri, o meglio di questo campionato, è mancata nella finalizzazione del gioco, ma, a differenza di altre volte, quando al mister abbiamo imputato la mancanza di un gioco in grado di mettere gli attaccanti in grado di violare la porta avversaria, ieri le occasioni sono fioccate. I primi 15 minuti del secondo tempo hanno mostrato una Pro Patria sbarazzina, libera nel pensiero e determinata a schiacciare l’avversario nella propria area per colpirla. E’ stata una squadra che da sempre ci si augurava di vedere, convinta di quello che stava facendo, sicura dei suoi mezzi, per nulla impaurita dalle possibili ripartenze degli avversari. In questo secondo tempo, come nel primo, ci sono state due diverse tipologie di occasioni da rete. Qualcuna sventata dalle prodezze del portiere, altre letteralmente gettate al vento dagli attaccanti. Non solo, una ripartenza bustocca che ha portato al quattro contro tre, ha visto Nicco gettare al vento un’occasione da rete unica e irripetibile. Se ci fossero stati in panchina Ancelotti, o Guardiola o Klopp, non sarebbe cambiato niente. Qui entra in gioco non la qualità dell’allenatore, ma quella dei giocatori che non hanno certamente mostrato la freddezza del killer in queste occasioni. E’ evidente che rispetto alla scorso anno la qualità del parco attaccanti è drasticamente peggiorata, chiedere allo stesso allenatore di fare meglio di quanto fatto lo scorso anno con minor qualità è di per sé una sfida molto rischiosa che chi ha deciso di affrontare dovrebbe avere la forza e il coraggio di affermare per condividerla. Poco fair è lasciare Colombo in prima linea a parare ogni critica, osservandolo dalle retrovie e senza condividere una strategia di battaglia non scritta da lui. Al limite, la sua colpa è stata di accettarla, ma trattasi di una corresponsabilità e non di una responsabilità. In panchina, oltre a Colombo, sono presenti Le Noci e Fietta, loro l’occasione capitata a Pitou l’avrebbero messa in porta a occhi bendati, ma se si pensionano tre del genere e non si assumono forze senior di pari valore, la colpa non è certamente di Colombo, al limite di un Pitou per il quale si è sacrificato un modulo che durava da sempre per favorirlo senza per ora raccogliere i frutti.

Dov’è la difesa?

Ieri il goal avversario è arrivato da un errore di Nicco, qualche settimana fa da una errata lettura di Alcibiade, a Sesto da una infilata in verticale che ha sciolto la difesa come il coltello nel burro. Ora, la Pro Patria degli ultimi 12 anni ha avuto una unica caratteristica: ha sempre giocato male, poco spettacolo, ma grande solidità difensiva che controbilanciava la sterilità dell’attacco dovuta a budget societari ai limiti della sopravvivenza in serie C. Ora, se questa caratteristica viene meno, o si tirano fuori i soldi per un bomber, oppure il castello crolla, o meglio il Castelli che rimpiangono anche i sassi. Se, come si dice in società, con i giovani serve tempo per farli maturare, la “conditio sine qua non” che produce un risultato concreto è che i “vecchi” sopperiscano all’immaturità dei giovani. Però, se gli errori arrivano da Nicco, da Cavalli e da Alcibiade e solo altre volte da Bashi, significa che qualcosa non va nella retroguardia bustocca.

Dove sono gli infortunati?

Possibile che la lista degli infortunati cresca sempre e non cali mai? Possibile che per un Beretta che torna, c’è un Ferri che esce? Possibile che Palazzi giochi a singhiozzo? Si, possibile perché a Sesto era accaduto la stessa cosa ( perchè lo si è preso?), ma per gli altri il dubbio che ci sia qualcosa nella preparazione atletica che mette ko i tigrotti diventa lecito. Anche qui, se ci fossero Guardiola, Ancelotti o Klopp poco potrebbero fare nel gestire una rosa che perde petali ogni settimana togliendo la possibilità di gestire soluzioni differenti. Forse, bastava parlare con qualcuno di Novara…

Dove sono gli ultrà?

In un’ Italia le cui piazze sono piene di forze antagoniste che vorrebbero metterle a soqquadro, senza riuscirci, fanno paura una manciata di ultrà della Pro Patria, rei di aver scaramucciato con i tifosi della Pro Sesto nel dopo gara di Alcione Pro Patria. Ma dove siamo finiti? Come è possibile inventarsi questi pericoli ridicoli per giustificare la chiusura degli stadi persino ai non vedenti, messi alla porta dalla società bresciana che ha negato l’accredito ad un disabile? Abbiate il coraggio di chiuderli gli stadi, visto che alle società per prime preoccupano più il costo degli stewards che non la numerica dei tifosi presenti, accolti in strutture spesso sporche e fatiscenti che allontanano senza indugi gli spettatori in cerca di un pomeriggio di emozioni, oggi non garantite né dalla squadra e neppure da uno stadio dove le orecchie non sentono lo speaker e gli occhi fingono di non vedere lo stato di dove ci si siede. Avere la pretesa di convincere che questo valga i soldi del biglietto è impresa negata anche agli ottimisti.

Dov’è la speranza?

Il campionato ha un livello qualitativo medio davvero pessimo, la media si appiattisce verso il basso e questo permette a chi ha vinto due partite su diciotto di essere pienamente in corsa per la salvezza e persino per i playoff, distanti sei punti. Un mal comune che è un mezzo gaudio che di fatto permette a tutti di vivacchiare, sapendo che gli altri non sono meglio, anzi, peggio. Triestina a parte, che in un modo o nell’altro saprà tirarsi fuori dalle sabbie mobili dove è caduta, la lista delle possibili candidate ai playout è lunga e ben definita: Clodiense, Caldiero, Pergolettese, Pro Vercelli e Arzignano, oltre alla Pro Patria, sembrano essere le candidate principali, ma queste hanno perso tra le nove e le undici partite, la Pro Patria solo cinque e questo fa capire come sarebbe bastato poco per essere fuori dal gruppo. Insomma, nulla è perso e poco ci vorrebbe per fare un saltino in su.

Dov’è il mercato?

L’acquisto migliore di Gennaio per i tigrotti potrebbe essere quello di Settembre, ossia quel Beretta che di fatto ha guadagnato tre mesi di stipendi giocando una manciata di partite. E’ giunto il momento di fare la differenza, perché da lui passano le speranze di salvezza. La colpa di prendere uno svincolato quando si aveva in tasca il patrimonio proveniente da Castelli lo si è pagato a caro prezzo. Mio nonno diceva che chi meno spende più spende e davvero sembra che il saving estivo potrebbe essere messo a rischio dall’extra budget invernale, ammesso che ci sia la volontà di provarle tutte per salvarsi. La società sul punto ha scelto il silenzio e le voci che circolano in città non sono per niente rassicuranti a tale proposito, ma come si sa da sempre, quello che si sente in piazza, non succede mai nella realtà. Per cui, avanti così.

Dove sono gli ex?

Incredibile ma vero, domenica prossima ci si dovrà guardare dal bomber della Pergolettese che si chiama Sean Parker. Per lui, quattro reti e due rigori sbagliati, dopo la sua partenza da Busto. Beretta+Toci+ Pitou+ Curatolo sommano gli stessi goal dell’ex biancoblu, non confermato a furor di popolo, dopo la scorsa annata sterile di goal. Cedi uno e prendi quattro, ma la somma non fa il totale e questo è il vero problema di una stagione che ricalca in tutto e per tutto la precedenza. Poi, però, accadde l’impossibile, che sia anche questa volta il finale che sorprenderà anche i più pessimisti?

Flavio Vergani

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