Che cos’hai Pro Patria? La domanda riassume tutte le altre. Una domanda con tante risposte che i tifosi hanno in tasca, anche se tutte col beneficio del dubbio perché questa Pro Patria non è ammalata da questo campionato, ma da quello scorso. Il blackout del girone di ritorno dello scorso campionato non ha avuto fine con il termine della stagione, ma la lunga ombra si è estesa fino a coprire la nuova stagione. I protagonisti del girone di andata dello scorso anno, che proiettò la squadra ai vertici della classifica, sono evaporati dall’inizio dell’anno scorso e non sono più riapparsi. Questa la prima domanda che ci si pone: dove sono finiti?
La condizione fisica di alcuni di loro appare lontana dagli standards migliori, anche se la domanda che ci si pone vale per tutti: come mai la Pro Patria prima incassava reti nei primi minuti di gioco e ora non accade per partenze sprint, ma nei secondi tempi la squadra scompare dagli schermi? Vedi partita con l’Alessandria e con la Virtus Verona? Se l’allenatore, come sempre, come da copione, come il calcio vuole, è sempre il primo indagato quando le cose vanno male, occorre avere il coraggio di chiedere anche il motivo di quello che si vede sul campo. Ossia, una squadra che non corre come gli avversari, che gioca un tempo solo e che è spesso in ritardo sulle seconde palle, da sempre la fortuna della Pro Patria operaia degli ultimi anni.
La squadra attuale manca di identità, Quale è sempre stata l’identità dei tigrotti targati Turotti? La risposta è facile: grinta, pressing, conquista delle seconde palle, non certamente il bel gioco o l’estetica tecnica. Se non corri, non pressi e non hai qualità tecniche, come pensi di vincere le partite? Chi ha il compito di far correre la squadra? Come mai Ndrecka, Nicco, Ferri, Piran, non sono più gli stessi di prima? Come mai manca il lavoro di pressing della punta centrale, quello che nel passato stremava Gucci, Mastroianni e Piu?
Il modulo? Ne vogliamo parlare? Domenica scorsa la Virtus Verona ha risolto la gara con cambi moduli elastici che hanno determinato il risultato finale. Questa Pro Patria ha le idee fin troppo chiare da sempre sul modulo che è uno e unico.
Da capire però quanto lo stesso sia coerente con le scelte di mercato che di fatto hanno rinunciato ad una punta di peso a favore di un peso leggero come Pitou, che però non può giocare con Stanzani. Risultato: non esiste la riserva di Parker, visto che il giovane Zanaboni non sembra ritenuto pronto per la categoria e di due che potrebbero giocare viste le potenzialità, ne gioca uno.
Passiamo al discorso attaccanti: Castelli e Stanzani hanno dimostrato con i numeri di essere la coppia perfetta. Otto reti in due nelle prime giornate di campionato. Poi, la rinuncia a questa coppia a favore di altre soluzioni che non hanno portato miglioramenti. Ovviamente, si sta cercando di recuperare il valore di Parker che sta scontando più del previsto i postumi dell’infortunio, ci si chiede però se in questo particolare momento e con questa classifica ci si può permettere di non giocare con i due che segnano a favore di chi sta facendo fatica. Perché chi ha segnato otto reti in due, deve lasciare spazio a chi ne ha segnate meno della metà?
Per finire, sentiamo mister Colombo dichiarare che spesso accadono errori recidivi con goal incassati identici a quelli della partita precedente. Prima accadeva sui calci d’angolo e adesso nelle rimesse in gioco. La domanda è: è l’insegnante che non si fa capire o sono gli allievi che non comprendono? L’impressione che Mister Colombo possa essere considerato da qualcuno come un ex compagno di squadra e non come l’allenatore è presente da sempre e per far finire questa percezione, a nostro avviso, servirebbe più bastone che carota.
Flavio Vergani