La Pro Patria continua il suo percorso nel segno della continuità. Continua a perdere, oggi con la Feralpi Salò, continua a sbagliare i rigori, oggi il quarto con Terrani che nemmeno centra lo specchio della porta, continua a non ricorrere al mercato e continua a confermare l’allenatore. Una conseguenza logica di una situazione nella quale la società ha pesanti responsabilità a causa di un immobilismo che da inizio campionato si percepisce non solo in filigrana. Le vendite dei pezzi grossi hanno portato soldi mai reinvestiti, la parola d’ordine in casa Pro Patria è sempre stata “risparmio”, anche sulle piccole cose, ma quest’anno si è toccato il fondo con scelte sciagurate che stanno presentando il colpo. La squadra oggi non è neppure andata in ritiro, nonostante l’importanza del match. Le parole della Presidente Patrizia Testa comunicate prima di Natale parlavano di possibili nuovi soci in ingresso, ma senza dire il loro nome, il tempo previsto di arrivo e il titolo con il quale questo sarebbe avvenuto
Un’anticipazione che sembrerebbe inutile persino dannosa, ma che forse una strategia ce l’aveva Il detto e non detto ha prodotto tra la tifoseria un’aspettativa per niente concreta secondo la quale il mercato invernale non sarebbe di competenza di Patrizia Testa, ma dei nuovi soci. Nuovi che sono stati solo accennati, ma mai confermati e che sembra servano al momento solo per giustificare l’immobilismo dell’attuale proprietà. Davvero paradossale accettare e giustificare questa situazione. L’ attuale proprietà che non si muove in attesa di una nuova proprietà ancora da definire. La cessione societaria non è certo la specialità di Patrizia Testa che, dopo aver clamorosamente fallito quella al gruppo Sgai, sembra impantanata anche questa volta in una trattativa cha parrebbe semplice.
La società non ha asset, non ha debiti importanti, ha un costo di gestione tra i più bassi della serie C, non ha contratti onerosi da onorare, ma solo qualche giovane potenziale che, al limite porterà soldi e non debiti. Insomma, si sta cedendo la Pro Patria, non la Banca d’ Italia, davvero non si capisce cosa serva ancora per avere certezze e chiarezze in questo momento difficile. Da capire, se questa presunta cessio fosse davvero operativa, il motivo per il quale la sia sbandierata come quasi fatta, quando di fatto non c’è proprio nulla. Non sarebbe stato meglio parlare quando i tempi avrebbero consigliato di farlo? Mah…
Se qualcuno volesse un commento sulla partita diciamo che le sconfitte immeritate portano gli stessi punti di quelle meritate, ossia zero punti. I rigori sbagliati fanno parte della prestazioni e anche oggi si è sprecato. Pensare di consolarsi sul fatto di aver preso un goal al novanteduesimo, dopo che Rovida ha salvato l’impossibile, è cosa classica dei perdenti. Sei punti dalla salvezza, due vittorie centrate da inizio torneo, peggior attacco della categoria, sono i key indicators che descrivono la performance della squadra e non altro. Illudersi che con quattro zucche e una manciata di fagioli si possa sempre sbarcare il lunario è da ottimisti inguaribili. Una squadra professionistica ha i suoi oneri e onori che non possono essere continuamente messi in discussione con gestioni creative atte solo ed esclusivamente alla spending review continua ed ossessiva. Se ci sono i mezzi per una serie C dignitosa bene, se non ci fossero basta dirlo in modo forte e chiaro e ce ne faremo tutti una ragione. Ma, aspettare la venuta del Messia a Natale senza che sia arrivata, o l’arrivo dei Re Magi all’ Epifania nemmeno visti in fotografia, dovrebbe consigliare chi questi arrivi aveva preannunciato di far sapere se ci sono, dove sono e quando arrivano. Oppure, si faccia quello che una società dovrebbe fare quando non vince una partita da 12 turni, lo fanno tutti da sempre, voler inventare l’ennesimo innovativo format per il gusto di non spendere ci pare eccessivo. D’accordo i giovani a palate, d’accordo gli svincolati a mercato aperto, d’accordo capitalizzare i soldi di Castelli e Ndrecka, d’accordo il saving garantito da allenatori esordienti con contratti a vita, d’accordo il saving sui ritiri evitati, ma se questo non porta a poter operare sul mercato in modo deciso e immediato, allora manca il minimo indispensabile per pensare di salvarsi. Se la “colpa” fosse invece dei nuovi soci, prima ancora che gli stessi siano arrivati, allora, anche qui, qualcosa non ci convince
Flavio Vergani